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IggyPop

On the Road… con Iggy Pop

Il calendario Pirelli 2022 vuole catturare i momenti più significativi della vita di un artista in tour. Pochi conoscono così bene questa vita come il leggendario rocker Iggy Pop, sulla breccia da quasi 60 anni

Sono quasi passati cinquant’ anni da quando il frontman dei The Stooges, sempre a petto nudo e con indosso gli immancabili guanti d'argento, si lanciava sul pubblico in delirio dei grandi festival del rock, veniva sollevato in aria e si spalmava burro d'arachidi. Ancora oggi, attorno alla figura di Iggy Pop si crea sempre quell'aria frizzante di trepidazione, perché si sa che tutto può accadere. Il settantaquattrenne pioniere del punk afferma che ancora oggi, prima di salire sul palco, si sente "obbligato a essere hot...un po’ bad boy".



Iggy Pop, il primo dei nove artisti ad essere fotografati da Bryan Adams per il calendario Pirelli 2022, è arrivato sul set con il suo immancabile petto nudo e i lunghi capelli biondi, pronto a soddisfare qualsiasi desiderio del fotografo. In questo caso, gli scatti sono stati realizzati nel seminterrato del Palace Theathre nella downtown di Los Angeles, con pose maestose su una sedia di un camerino, danzando (con le braccia al cielo) davanti alla macchina fotografica, lasciandosi colorare dalla testa alla pancia con una vernice color argento. Ha descritto l'esperienza come "bellissima - un fotografo musicale. Si va a colpo sicuro".



Iggy Pop è cresciuto in un trailer park del Michigan e ha iniziato a suonare la batteria nelle band liceali. È stato co-fondatore dei The Stooges nel 1967; da allora, la band si è sciolta e ricostituita più volte. Noto per le sue stravaganze sul palco, Iggy Pop è diventato un'icona culturale e una figura dall'enorme influenza musicale, il suo personaggio e il suo sound hanno aperto la strada al movimento punk. La sua carriera da solista include anche gli album prodotti da David Bowie Lust for Life e The Idiot; a gennaio 2020, ha vinto il premio Grammy alla carriera. Riflette sulla sua vita on the road e sulla potenza dell'esibirsi dal vivo.



Cosa significa per te andare in tour?
Ho iniziato quando avevo circa 15 anni. Partivamo dalla città nel nostro furgone in cui erano ammucchiate anche tutte le attrezzature, si viaggiava per due o tre ore e si rimaneva sul palco a suonare fino a mezzanotte; non tornavamo mai a casa prima delle 3 del mattino e sembrava quasi un'avventura, ma il giorno dopo bisognava ritrovare le forze per ripartire. Quando le cose sono cresciute e tutto è diventato piuttosto stimolante, ma anche una banale routine, mi sono reso conto di non apprezzare più così tanto questa vita, fino a quando non ho incontrato persone che non erano mai state da nessuna parte. Inizi quindi a rifletterci di più e capisci la fortuna di poter incontrare persone e vedere luoghi... Il rovescio della medaglia è che i viaggi sono veramente estenuanti e questo è un aspetto da saper gestire altrimenti, una alla volta, le persone rischiano di morirci sopra.

Il palco poi è il luogo in cui dimostri chi e cosa sei e quello che hai da dire. Tutti possono fingere su qualcosa, ma quando sali sul palco e devi fare lo show, le persone vengono e possono stare sedute e guardare oppure danzare, saltare o fare quello che vogliono, ma pensano, valutano e avvertono quello che fai e questa è una delle poche cose che restano, sai? I film sono fantastici perché quando ti metti comodamente in poltrona, la fine è già stabilita prima ancor che tu ti sieda. Questo non succede con la musica dal vivo.



Hai delle routine, dei rituali o delle superstizioni prima dei concerti?
Man mano che invecchi, hai bisogno di sviluppare una routine e io ne ho avute diverse nel corso della mia vita, a partire dalle più piccole e stupide superstizioni; ad esempio, me ne ricordo una: dovevo saltare tre volte a cerchio, in senso antiorario, prima di andare sul palco... Ma ormai sono anni che il tutto riguarda principalmente ciò che tiene altri mondi, altre persone, le notizie della giornata, altre storie lontano da me; non voglio nessuna intrusione... Ho bisogno di concentrarmi molto serenamente su quello che sto per fare e anche così, qualche minuto prima di andare a farlo, il terrore ti assale e hai un'enorme scarica di adrenalina; e quello è il momento in cui ti butti e vai.



Come è stato lavorare con Bryan Adams?
Avevo già conosciuto Bryan in occasione di uno spettacolo realizzato insieme per omaggiare Elvis Presley al Memphis Pyramid (nel 1994). Ma mi chiedevo come sarebbe stato come fotografo, ed è andata benissimo! È un musicista, quindi sa benissimo come muoversi, come divertirsi, sa stare in quella dinamica che richiede di cedere e ottenere, ma è anche uno che osserva e che prova a costruire uno scatto preciso e a ottenere il risultato in modo determinato; non perde mai tempo, e questo ne fa davvero un grande professionista. Lui dice di lavorare veloce. Io dico che lavora in modo efficiente.



Cosa provi prima di salire sul palco?
Sono obbligato a essere Hot, ecco come mi sento. Con un tocco di bad boy.